romanzo breve - work in progress

Istruzioni per l'uso di questo blog.

Essendo un esperimento in corso, cerco di scrivere i capitoli in ordine cronologico crescente (I II III IIII etc.) la visualizzazione di un blog, invece, mette in primo piano la data più recente. Ma, andando verso il fondo, dove c'è Introduzione e proseguendo da sotto in su, si potrebbe avere una visione della storia nel suo progredire, o meglio non progredire, e leggerla come io ho pensato di scriverla. Questo racconto è segreto, se mi conosci non parlarne con nessuno. Neanche con me. Grazie.

giovedì 31 dicembre 2009

Regressione, Trasformazione, Rinascita

Pensavo di essere una farfalla, ali stropicciate di cartapecora, troppo secche per volare, bella ad una visione globale e lontana, mostruosa osservata da vicino.
Intoccabile, pena la perdita del volo. Un volo senza obiettivo, uno svolazzo. Solitario.

Pensavo di essere una farfalla, passata dalla crisalide ad ali atrofizzate, rimaste inutilizzate per troppo tempo.
Una farfalla che non volava.
Pensavo di poter rafforzare le mie ali deboli. Ma non era il mio destino. Niente svolazzi.
Sono dovuta rinascere.

Capire che ciò che ero stata fino ad ora, non esisteva nella realtà.
Sono dovuta rinascere e ho capito. Sono una libellula.
Il mio corpo è forte, agile, il mio volo leggiadro. Il pensiero puro istinto.
Volo con un obiettivo, la preda.
Pensavo di essere una farfalla e non mi trovavo. Sono rinata consapevole della mia natura e tutto il fremito interno è diventato energia, ora so come devo volare. E perchè.

martedì 8 settembre 2009

Cuore di cazzo, cazzo di cuore

Cosa me ne faccio di questo cuore del cazzo? Si agita per chi amo e non posso avere, si riempie di colpa per chi mi vuole, ma non amo.

Voglio togliermi il cuore, non mi serve, non lo voglio.
Voglio togliermi il cuore così da essere in pace.

Nessuna sofferenza, nessun rimorso.
Voglio togliermi il cuore per guardare in faccia chi si aspetta da me qualcosa senza dover fingere o sentirmi inadeguata. Per poter pensare senza dolore e mancanza.

Qualcuno mi tolga il cuore e mi liberi dall'amore. Quello che non posso dare, quello che non posso avere.

Voglio togliermi il cuore. Ed essere solo fica.

giovedì 16 luglio 2009

Corrispondenze, dissonanze

Mi stai dicendo cose che io ho solo pensato.
Come fai a sapere?
Sono sotto il sole e ho i brividi.

lunedì 1 giugno 2009

La Carne, I Denti

Ti ho visto arrivare, ti ho salutato, temporeggio. Ma sei immerso in una telefonata interminabile, che insinua il sospetto in me che tu stia aspettando che me ne vada.
Ho capito, mi tolgo di mezzo.
Completamente dimentica che avresti raggiunto comunque il posto dov'ero, guardo fuori dalle vetrate. Osservo con occhi distratti un pianeta di divertimento senza il sonoro.
Dentro di me sale un senso di ineluttabilità. Mi vedo destinata ad una vita muta e senza senso.
Mi sto mordendo l'interno della guancia per trattenere le lacrime. E da un po' che sei arrivato ma non voglio guardarti ed ora mi interpelli per farmi una domanda di lavoro. Giro il volto verso di te e non so cosa rispondere perché non ho capito cosa mi hai chiesto, "Emm... si, no, forse... non ricordo".
Ma anche tu non hai ascoltato, l'ho capito dal tuo sgranare lo sguardo, un'ombra leggera di panico e sorpresa mentre calcoli l'angolo discendente delle mie sopracciglia, un cenno occultato subito, vedendo i miei occhi velati, l'incavo formato dai denti che trattengono la carne da dentro. Poi, come sempre, sei stato risucchiato dalla massa.
Ogni tanto lanci un'occhiata nella mia direzione, ma io oggi non me la sento di fingere comunità.
Cominciamo il lavoro.
Sento che cerchi l'attenzione che solitamente ho per te, lo vedo.

Va bene, ancora una volta, anche con te, rinuncerò a chiedere e mi accontenterò delle briciole che cadono.

Distrattamente faccio scorrere la lingua all'interno delle guance, sento ancora i segni lasciati dai denti nella carne.
La musica e il movimento fanno il loro effetto anestetizzante su di me.
Se mi domandassi ora, in questo momento, cosa avevo, a malapena ricorderei come si parla.
Ma la sensazione è solo assopita.
Se ne sta li, come i segni dei denti, incastonata nel substrato della mia mente.
Continuando a ripetere il suo avvertimento: non stai vivendo.

giovedì 9 aprile 2009

Chimica Sinestetica

Un vento artificiale caldo mi avvolge il viso, ritmiche ossessive invadono il mio cervello attraverso le orecchie, il mio corpo a digiuno da ore in perfetto automatismo di movimento puro.
Non voglio pensare. Non adesso.

Hai appoggiato le tue guance sulle mie stasera. La barba ha pizzicato leggera la mia pelle, le tue mani che tenevano strette le mie braccia, il tuo sudore si è trasferito su di me.

Hai un buon odore, ti ho annusato.
Furtivamente ho toccato il mio viso e le mie braccia, e ti ho assaggiato. Sei acquoso leggermente salato.
Sei del sapore giusto.

Un vento artificiale e caldo avvolge il mio viso ora. Nel mio cervello nessun pensiero, solo musica fisica. Guardo il mio riflesso, gli occhi due fessure morbide, il corpo che ondeggia impercettibile al ritmo ossessivo.
Languida e in vibrazione muscolare nello stesso tempo.
Sono in chimica a digiuno da ore.
Ho assunto una solo sostanza. Tu.

mercoledì 18 marzo 2009

In Oscillazione Continua

Guardarti mi fa male.
Allora non ti guardo.

Per un attimo ho sbirciato nella tua direzione, lo sguardo testardamente puntato sulle tue gambe, ma non avevo fatto i conti con la calamita, ho guardato in su e per un istante il tuo sguardo che stava lasciandomi indietro nel suo panoramicare si è fermato nei miei occhi.

Ho dovuto girare la testa nella direzione opposta alla tua per poter tornare a respirare.
Mi hai sbriciolato dentro. Dove prima c'ero io ora c'è solo polvere di me.

Come una calamita attiri a te il mio essere polvere di ferro. E nell'arrivare a te seguo percorsi sinuosi, direttrici elettromagnetiche che ti gravitano intorno.
Ogni tuo spostamento di calamita crea una cresta di polvere di ferro fatta di me.
E come il ferro mantiene la magnetizzazione anche tolta la calamita, io vibro, anche quando non ci sei.
E' una vibrazione percettibile, si spande in ondate circolari e si ritrae, per allargarsi di nuovo.

Dentro di me rimane un'oscillazione senza sosta, scuote parti di me che non volevo esistessero.

Guardarti mi fa male. Perché non posso averti.
Allora ho smesso di guardarti.

Ma sono in oscillazione continua.

martedì 24 febbraio 2009

Il Meccanismo

Sembri essere un meccanismo necessario ad avviare le circostanze. Quando arrivi tu la gente si accende.

Io invece avvolgo in una luce dorata chi mi circonda, non capendo più se brillano di luce propria o della mia.

Per vedere la luce degli altri devo spegnermi. Ho paura di farlo con te. Paura di scoprire che la luce che io vedo sia solo la proiezione della mia. Paura che tu non riesca più a vedermi.

Ma tu sei il meccanismo. E non ti fermi.

Quando arrivi tu, io mi accendo.

giovedì 29 gennaio 2009

Arrocco

Due orzi in tazza piccola.
Hai deciso anche per me.

I piedi avviluppati intorno alle gambe della sedia, sto seduta sul bordo. In questo equilibrio tensivo devo mantenermi sul bordo anche mentalmente. Tu concateni posizioni rilassate in sequenze scandite, ogni tre minuti.

Mi stai raccontando di vicissitudini familiari e devo costringermi a non cadere. Dalla mia bocca sento uscire perle di saggezza senza connessioni o così a me sembra. Tu non sembri notarlo o forse sei molto gentile.

Ti guardo raccogliere con il cucchiaino la schiuma del caffè che è rimasta con lo zucchero sul fondo della tazzina e portatela alla bocca come si fa con un dolcetto.

Osservo le tue gambe allungate verso di me, le scarpe con le suole candide e i lacci annodati in due asole simmetriche. Tutto in te emana un senso di pulizia e perfezione naturale.

Sei bello.

Il tuo potere su di me è quello della confusione.

Devo scappare.

Dopo anni di guida automatica, di strade sempre uguali ad orari sempre uguali, sto guidando verso casa poco prima dell'inizio dell'orario di lavoro.

Dopo anni di governo della mente, il corpo ha cercato di prendere il potere.

Dopo anni di dominio della mente, la mente non è disposta a cederlo.

Hai parlato di altro.
Hai sbriciolato un po' del tuo pane, per farti avvicinare da un'animale selvatico.
Ma non intendi nutrirmi.

Devo fermarmi.

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