Sei di una bellezza androgina.
Indubbiamente maschio, hai però i tratti delicati, la pelle liscia, l'ossatura esile di quei corpi di confine tra l'infanzia e l'adolescenza.
Sotto il ginocchio destro, nascosta tra i peli, hai una cicatrice. La osservo mentre ti muovi. Catalizza la mia attenzione. Verifico l'esistenza di una gemella dall'altro lato del ginocchio. Non riesco a trovarla. Allora guardo l'altra gamba, nessuna sorella che io riesca a vedere.
Se ne sta tutta sola e muta.
Nell'automatismo che governa il mio corpo mi immagino la sua storia.
Da piccolo correndo a perdifiato tra le piante alte di granoturco, un sasso invisibile ti ha fatto inciampare e sei caduto proprio sopra un vetro rotto. Il sangue caldo, il taglio aperto come un occhio stupefatto. Ti immagino mentre cerchi di trattenere le lacrime, come un vero ometto, e con gesto fulmineo stacchi una foglia dal mais che ti circonda e nasconde, deglutisci il calore che arriva direttamente dagli occhi e ti improvvisi una benda verde, una benda bambina che duri giusto il tempo per tornare a casa dalla mamma.
Oppure, più adulto, giocando nella squadra di calcio, ti sei lesionato un menisco. Una fitta senza preavvisi, il ginocchio che cede, il calore di un fuoco che viene da dentro la gamba stessa, le mani che cercano di bloccare impotenti il dolore, lacrime incontenibili gocciolano bagnando la maglietta sudata.
Sali di diversa provenienza si mischiano sul tessuto. Se non ci fosse un'esplosione nella tua testa, ti chiederesti, come sto facendo io, se possano avere sapori diversi.
Sudore e lacrime.
Guardo la tua cicatrice e vorrei chiederti come te la sei fatta, per sentirti raccontare qualcosa di te.
E cercare di non pensare a che sapore hai.
romanzo breve - work in progress
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Essendo un esperimento in corso, cerco di scrivere i capitoli in ordine cronologico crescente (I II III IIII etc.) la visualizzazione di un blog, invece, mette in primo piano la data più recente. Ma, andando verso il fondo, dove c'è Introduzione e proseguendo da sotto in su, si potrebbe avere una visione della storia nel suo progredire, o meglio non progredire, e leggerla come io ho pensato di scriverla. Questo racconto è segreto, se mi conosci non parlarne con nessuno. Neanche con me. Grazie.